STORIA DELLE ARMI NELL’AIKIDO
PARTE VI : L'HOMBU DOJO
Dopo la Seconda Guerra Mondiale, l’insegnamento delle armi nell’Hombu Dojo fu segnato dalla proibizione da parte di O’Sensei di poterlo praticare a Tokyo: pur esistendo ragioni poco chiare, sembra che questo dipendesse dal fatto che nell’Hombu non si praticasse il bukiwaza. L’unica eccezione furono le classi che durante un periodo, quando ancora O’Sensei era vivo, Saito impartiva nei fine settimana, previo acconsentimento del Fondatore. Possiamo quindi dire che, sì: per un periodo nell’Hombu si praticarono le armi così come si praticavano a Iwama.
Ma questo non durò molto, e molto presto tutta la pratica del bukiwaza fu ‘espulsa’ dall’Hombu; e non sappiamo bene il perché, considerando anche che il figlio di Ueshiba, Kisshomaru, come secondo Doshu conosceva e praticava le armi, continuando pero’ di fatto a non inserirle all’interno dell’Hombu.
Comunque sia, molti shihan dell’Hombu si avvicinarono a diverse scuole di spada, cercando di completarne la pratica, e provando a riempire il vuoto lasciato dall’eliminazione nell’Aikido del sistema di armi che si insegnava a Tokyo. A seguire una panoramica di questo effettivo tentativo di integrazione.
Nishio Sensei e la creazione di un sistema completo di armi nell'aikido
Shoji Nishio Sensei fu senza dubbio il shihan dell’Hombu Dojo che più si sforzò di integrare la pratica con le armi all’interno del suo Aikido. Cominciò a praticare nel 1951, con un grado già alto nel judo, nel karate, nello iaido e nel jodo. Studiò jojutsu nel Shinto Muso Ryu, oltre al sojutsu nell’Hozoin Ryu, una conosciuta scuola di lancia.
Come risultato del suo lavoro creò una nuova scuola di iai, la Aiki Toho Iaido o Nishio Ryu iai: oggi la considerano una derivazione dell’Aikido, anche se Nishio non lasciò mai l’Aikikai, ed arrivò ad ostentare l’ottavo dan.
Nel suo sistema, Nishio si preoccupò di integrare la pratica a mani nude con quella con le armi, in maniera tale che i movimenti, sia compiuti a mani nude che col ken o con il jo, fossero gli stessi e potessero venire studiati in modi diversi.
In questo, Nishio seguì i passi di Saito Sensei e il suo riai; infatti in Nishio troviamo alcuni tratti similari a quelli che si sviluppavano praticando armi a Iwama.
Yamaguchi, Tissier e la Kashima Shin Ryu
Seigo Yamaguchi Sensei, cercando di trovare una pratica col ken finalizzata al suo Aikido, invitò Inaba Minoru Sensei ad insegnarla nel proprio dojo, visto che, secondo Seigo, questi aveva il permesso di potere trasmettere alcuni aspetti della Kashima Shinryu.
Questa pratica,in particolare col ken e in parte anche col jo, fu ereditata dall’alunno più avanzato di Yamaguchi: Christian Tissier.
E con questo sorge un problema: Inaba Sensei affermava che il suo ken fosse Kashima Shinryu,
e Seki Humitake Shinhake, successore ufficiale di Kunii Zen’ya (uno tra i massimi esponenti moderni di questa scuola), afferma che Minoru non aveva affatto il permesso ufficiale di mostrare questo insegnamento, e che la sua stessa personale esposizione a questo jutsu fu minima;
difatti Tissier Sensei non è solito denominare quel che pratica, Kashima Shinryu, preferendo riferirsi al proprio ken nei termini di ‘aikiken’.
Mitsugi Saotome, il ken e il jo
Parallelamente, altri shihan hanno adottato la pratica con le armi, scegliendo secondo convenienza una o l’altra scuola. Un esempio paradigmatico è quello di Mitsugi Saotome, il quale sviluppò addirittura alcuni kumitachi per il suo studio. Saotome argomenta che il suo sistema è una personale creazione, ispirata agli insegnamenti ricevuti da O’Sensei. Ma Mitsugi è discutibile secondo molti esperti e sotto molti aspetti: non solo per la sua strana esecuzione, quanto anche per l’esistenza di spade con cui praticare (una corta, l’altra lunga, sullo stile della Nichiden Ryu), che non ritroviamo in O’Sensei. Ci sono inoltre esercizi che imitano il misogi no jo di Ueshiba, di cui parleremo più avanti, ma che ricordano giusto vagamente alcuni Suoi kumitachi.
L'allenamento con le armi nell'hombu dojo, oggi
Dall’Hombu Dojo sono venute a crearsi diverse linee di lavoro che hanno deciso di incorporare la pratica di diverse scuole di armi, autonomamente e con differenti risultati: questo è un bene o un male?
Ha senso, o è solo un tentativo di riempire un vuoto, al meglio delle proprie possibilità? A seguire vedremo quale fosse l’obiettivo che O’Sensei voleva raggiungere praticando con le armi,e se la sua metodologia si conservi ancora nell’attualità.
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