Lezione di prova di Aikido

Lezione di Aikido Takemusu Aikido Roma Dove: Lungotevere Dante 311 | Dojo Takemusu Aikido Roma

Quando:Dal 01 / 09 / 2016

A che ora: Mattina 10:00 - 11:30 | Sera 20:00 - 21:30

Informazioni utili

Come arrivare:
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Occorrente:

  • Tuta comoda
    Potrete comunque scegliere di praticare con un kimono di prova fornito da noi.
  • Occorrente per doccia
    Potrete alla fine della lezione usufruire delle docce, pertanto sarĂ  necessario munirsi di occorrente per doccia e cambio.

Estratto dall'articolo " La prima lezione di Aikido "

Cosa succede alla prima lezione di Aikido? Abbiamo varcato la soglia del Dojo, il luogo della pratica, abbiamo deciso di iniziare a praticare e siamo con la nostra bella tuta e ci aspettiamo qualunque cosa.

Il primo impatto è “Ommiodio sono scalzo!.. Sto in mezzo alla gente e sono senza scarpe! Senza calzini, le mie dita dei piedi” che socialmente sono un parte nascosta (spiaggia a parte) “sono in bella vista!!”.

E non hai neanche la sabbia dove nasconderle, sotterrarle, non riesci a scavicchiare la superficie strana/ruvida/gommosa per nascondere le tue dita dei piedi. Che sensazione fastidiosa!!

E’ il tuo nuovo amico, il tatami. Qualche minuto di ambientamento è necessario, questo è forse il primo problema da superare. Ce ne saranno altri, molto più difficili. O dipende, c’é chi non si fa problemi per le proprie estremità, c’é chi prova un senso di disagio ad essere in “uniforme”: “Tutti uguali, con il pigiama bianco!! Che orrore! Che disagio. Socialmente sono in difficoltà, ho un certo imbarazzo nel non portare le mie collane, i miei bracciali, le mie catenine, i miei orecchini, sono praticamente nudo!”

Già perché non si possono indossare collane, bracciali, catenine, è una disciplina in cui c’é contatto. E potrebbe essere dannoso, per gli altri e per se stessi.

Ommioddio! Il contatto.

“Devo toccare il corpo di uno sconosciuto. Imbarazzante! E’ del sesso opposto! Quanto devo stringere? Troppo? O é troppo poco? E se sembro un mollaccione? O un duro? O peggio la mia mano è sudata! Devo toccare qualcuno con la mano sudata!! No. E’ impossibile!”

Beh, socialmente accade ogni volta che ci presentano qualcuno, diamo anzi stringiamo la mano a questa persona. E’ un retaggio antico, diverso dagli orientali che non si toccano. Non danno la mano. Si inchinano a distanza. Ma senza mai perdele di vista le mani di chi abbiamo di fronte. Ma noi occidentali lo facciamo. Mostriamo con la stretta che le mani sono disarmate. Mostriamo che non c’e’ nessun pericolo, non c’e’ intenzione aggressiva.

Nel Takemusu Aikido la presa è forte. Salda. Come stringere la propria vita. E questo tipo di pratica non solo è fondamentale per il partner, una presa morbida o mollacciosa tipo straccio bagnato non serve a niente. Il tuo corpo elastico, cedevole non può recepire una rotazione, una trasmissione di energia, sei troppo moscio. Stringi! Stringi forte. Addestra la tua presa, la tua capacità di stringere! Quando dovrai effettuare una tecnica, avrai addestrato i tuoi polsi e le tue dita a non farti sfuggire il tuo avversario. Adesso stringi il tuo partner.

E non temere. Non temere un colpo con il taglio della mano diretto alla tua fronte. E’ uno shomen uchi non è un colpo mortale. Viene dato con questa intenzione, ma, al massimo, se non riesci ad intercettarlo, vieni colpito su una parte del tuo corpo troppo dura rispetto alla parte più morbida della mano. Ma tu abbi rispetto di quel colpo. E’ una parte importante della pratica, un movimento fondamentale.

Così come i tai sabaki: i movimenti del corpo.

“Piede destro avanti, ah no sinistro, e poi il destro, ma ora sto al contrario, anzi no, muovo la gamba sinistra dopo la destra o era il contrario, a destra? O a sinistra? Ma perché devo stare con la destra avanti per.. la sinistra.. la destra.. e ma.. sinistra! L’altra gamba! La destra!”

Questa confusione è naturale.

I tai sabaki sono assolutamente innaturali, generalmente le persone camminano male, trascinano il corpo ma non si rendono conto della loro postura. Andare da un posto ad un altro vuol dire trascinare il corpo da lì a là.

Trascinare. Non spostare. Spostare è già più evoluto. Piedi a papera, ginocchia fuori asse, una spalla più alta e una più bassa. Ecco cosa vuol dire camminare. Per non parlare dei tacchi vertiginosi. E una camminata maldestra è sintomo di una postura scorretta.

L’aikido cura molto la postura anzi è fondamentale. Una buona postura vuol dire affrontare i problemi in maniera naturale. La psicofisiologia non fa altro che ripetere questo. Siamo anche un corpo. Curiamo il nostro modo di essere curando la nostra postura.

E tranquilli, il peggio deve ancora arrivare.

Le cadute.

Il dramma.

Il panico.

“Io devo fare cosa? Una capriola????Ma non scherziamo!! E se mi rompo l’osso del collo? E se resto paralizzato tutta la vita?”

Si certo. Tu vai in motorino, sfrecci in mezzo al traffico, cammini per strada lanciando i piedi a destra e sinistra, sali su una scala poggiata su un barile, sopra 3 mattoni..E ti preoccupi di fare una capriola.

In realtà non è paura di cadere.

E’ solo imbarazzo: è una cosa da bambini! Un altro retaggio. Dimenticato. Tornare bambini è imbarazzante. Come andare sull’altalena (che tra l’altro potrebbe essere molto più pericolosa..)

Generalmente sono questi gli impatti piĂą traumatici, quelli che ti rendono tutto incredibilmente difficile.

Ma in realtĂ  sono solo contratture psicologiche. Affrontiamo qualcosa contraendo i muscoli. Contratti. Rigidi. Se potessimo buttarci a terra (anzi sul tatami) con la lingua di fuori fingendoci morti forse potremmo sentirci piĂą sicuri..

L’aikido ci insegna a rilassarci ad affrontare lo stress rilassandoci, per farci trovare pronti all’azione non all’immobilizzazione. Ci insegna a ridurre il tempo di reazione ad un evento inatteso. E ad affinare in questo il senso del pericolo. L’immagine è un po’ come quella della preda che percepisce il pericolo, si irrigidisce sente che qualcosa è cambiato, un pericolo! E magicamente l’istinto la fa schizzare. Per salvarle la vita.. Affinare questo senso vuol dire non soccombere. Gli eventi che ci paralizzano possono essere tanti. Ma la mente è calma. Il corpo è rilassato. L’animo è tranquillo. Adrenalina.. Via! "


Carlo Cocorullo