Aikido? Aido!

O' Sensei rei Nella pratica del Takemusu Aikido, è molto importante,
almeno agli inizi, nel kihon, il movimento di base, che non ci sia una falsa collaborazione tra uke e tori.
Per falsa collaborazione intendo una collaborazione tale che dia l'impressione
al praticante che si accinge a eseguire una tecnica, una “mossa
che quello che sta facendo sia “grossolanamente” corretto.

Questo tipo di movimento, un movimento che sembra quello giusto, che illude il praticante che sia corretto, in realtà corretto non è. E' piuttosto una ginnastica ispirata all'aikido, un movimento che a livello macroscopico sembra lo stesso ma che è scevro di energia, di ki.

Certo non c'e' nulla di male ad ispirarsi all'aikido per fare aiki taiso, ovvero ginnastica, ma non è aikido. Mancando l'energia di contatto e il trasferimento di energia,il ki no nagare, sarebbe più giusto chiamare questo modo di praticare: aido.

Fermo restando che a me non piace questo modo di praticare, con delle persone già sconfitte prima di iniziare, è facile predicare la vittoria su se stessi o l'assenza di conflitto, se hai di fronte a te una persona che al tuo movimento comincia a fare giravolte autonomamente ed é pronto a cadere a comando.

Facile.

In più aggiungerei una cosa sul concetto di aikido tradizionale o aikido moderno.

Aikido è Budo. Ovvero l'aikido è budo.

Quando qualcuno vi traduce l'aikido è un'arte marziale sta commettendo un errore. Aikido è budo, il budo è arte marziale MA non vale la proprietà transitiva. C'e' una sfumatura sottile quando si dice che l'aikido è budo, una sfumatura intraducibile o traducibile in maniera approssimativa come l'aikido è un budo razionale. Per razionale si intende costruito, divisibile, studiabile e ripetibile, non metafisico, incomprensibile e misterioso.

E tradurre budo come arte marziale è una oscenità. Come dire che gli italiani sono pizza, spaghetti e mandolino. Come dire “ah tu fai arti marziali, come brus lì”. Il Budo, il vero Budo si basa su dei principi fondamentali, per quelli che non li conoscono:

Lo Statuto del Budō (武道憲章, budō kenshō) è un documento approvato il 23 aprile 1987 dal Nippon Budō Kyūgikai che esplica sinteticamente lo spirito del budō tradizionale ad uso delle popolazioni occidentali.

  1. Obiettivo. Il budō si pone come obiettivo di coltivare il carattere, migliorare la capacità di giudizio e formare individui di valore, attraverso l'addestramento di mente e corpo con le tecniche marziali.
  2. Pratica. Durante la pratica bisogna sempre rispettare l'etichetta (礼法, reihō), osservare i principî fondamentali ed allenare mente, tecnica, e corpo come un tutt'uno, senza perseguire mere abilità tecniche.
  3. Competizione. In occasione di competizioni o esibizioni di kata, si metterà in mostra con il massimo impegno lo spirito del budō appreso nel lungo addestramento e, al contempo, si manterrà sempre un atteggiamento misurato, senza arroganza in caso di vittoria né rimpianto in caso di sconfitta.
  4. Dōjō. Il dōjō (礼法, dōjō) è il luogo in cui si addestrano la mente e il corpo. Vi si rispettano la disciplina e l'etichetta, si osservano i principî di silenzio, pulizia e sicurezza, ci si impegna a mantenere la solennità dell'ambiente.
  5. Insegnamento. L'istruttore dovrà sempre sforzarsi di forgiare i caratteri, impegnarsi ad addestrare mente e corpo, continuare ad approfondire le conoscenze tecniche, non consentire che l'attenzione si focalizzi su vittorie e sconfitte o sulla tecnica, e soprattutto mantenere un comportamento adeguato al ruolo di modello, che egli ricopre.
  6. Diffusione. Quando si promuove il budō bisogna valorizzarne i principî tradizionali, contribuire alla ricerca ed al consolidamento della didattica, ponendosi in un'ottica internazionale, e contemporaneamente impegnarsi per il suo sviluppo.

Questo per farvi capire che modernizzare il budo è come modernizzare gli spaghetti all'amatriciana o le tragedie greche. Si, carino, divertente, ma per favore, chiamatelo in un altro modo.

Vi suggerisco: AIDO.



Autore: Carlo Cocorullo
Data: 5/01/2015
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