La meravigliosa arte del Gatto

Un estratto da: La meravigliosa arte del gatto (a cura di Karlfried von Dürckheim, ne “I Quaderni di Avallon”, n. 23, 1990, 105-111)

Un maestro può cercare solo di informare il proprio discepolo e di esporgli le proprie ragioni. Ma solo io stesso sono in grado di riconoscere la verità e di integrarla. Questo è ciò che si chiama l’integrazione di sé (jitoku). La trasmissione si fa da cuore a cuore (ishin desshin). E’ una trasmissione che avviene oltre alla dottrina e all’erudizione (kyogai betsuden). Questo non significa: contraddire il maestro. Vuole semplicemente dire: anche un maestro non saprebbe trasmettere la verità. Ciò non vale soltanto per lo Zen. Partendo dagli esercizi spirituali degli antichi, passando attraverso la cultura dell’anima, fino alle belle arti, l’integrazione di sé è sempre il nodo centrale, e questo non è trasmissibile altro che da cuore a cuore. Ogni «insegnamento» si limita ad indicare, a orientare verso ciò che si trova già dentro di sé senza che lo si sappia. Dunque non vi è segreto che il maestro possa «trasmettere» al proprio discepolo. E’ facile insegnare. E’ facile ascoltare. E’ difficile prendere coscienza di ciò che si ha dentro di sé; di trovarlo e di prenderne davvero possesso. Questo viene chiamato: “Guardare nel proprio essere. Visione d’Essere (ken-sei, ken-sho).”

E’ un testo profondamente legato alla filosofia del Buddismo Zen, vi consiglio di leggerlo, è molto interessante e offre tanti spunti di riflessione.

Conosco Gatti di tutti i tipi elencati nel racconto, potrei mostrarveli ad uno ad uno!

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