STORIA DELLE ARMI NELL’AIKIDO

PARTE V: AL DI FUORI DELL’ HOMBU DOJO

Dopo aver discusso dell’origine dell’aikiken e delle radici dell’aikijo, e aver fatto un ripasso delle pratiche di Ueshiba nelle armi e la loro trasmissione prima della guerra, ora è necessario riprendere la storia dopo la Seconda Guerra Mondiale. In questo caso, vedremo come al di fuori dell’ Hombu Dojo (a Tokio) vennero creati due sistemi di armi: quello di Hikitsuchi Michio, che praticava nel suo Kumano Dojo, e soprattutto quello di Saito Sensei, a capo del dojo di Ueshiba a Iwama dopo la morte del Fondatore. Vediamo ciascun caso nel dettaglio, menzionando brevemente anche le armi nel Ki Aikido.

Dojo

Hikitsuchi Michio, Kumano, Masakatsu Bo Jutsu e Sho Chiku Bai

Hikitsuchi MichioMichio è una delle figure fondamentali dell’Aikido, anche se non è molto conosciuto. Amico di Ueshiba, che conobbe prima della guerra quando era un adolescente, condivideva con Lui inquietudini e pratiche spirituali, presupposti di una lunga relazione: quando non stava a Iwama o a Tokio, O’Sensei trascorreva lunghi periodi a Shingu, dov’è ubicato un importantissimo santuario shintoista, e dove Michio dirigeva il Kumano Dojo.

Allo stesso tempo Ueshiba insegnò a Hikitsuchi molto dell’Aikido. Di fatto il taijutsu, o mano nuda, del Kumano Dojo, è molto simile a quel che veniva praticato a Iwama, anche se le armi sono un discorso a parte. Basicamente ci sono due sistemi differenti: il bo e il ken. Il bo riceve il nome dalla Masakatsu Bo Jutsu, e consiste in una serie di kata con quest’arma, scritta e certificata da Ueshiba in un maki, o rotolo di papiro, che ancora si conserva.

Ma il carattere di questo manoscritto è stato motivo di controversia: alcuni argomentano che si tratti della trasmissione di una pratica con il bo ideata proprio da Ueshiba, il quale l’avrebbe passata in via esclusiva al suo amico, ma senza dubbio questa è un’opinione ancora molto discussa, visto che non è chiaro se Ueshiba usasse solamente il bo; infatti, in alcune foto e video sembra di vederLo usare il jo,la yari, inclusa la lancia corta.

Attualmente gli studiosi sono concordi nel considerare la Masakatsu Bo Jutsu un adattamento di Michio, che in precedenza aveva già avuto esperienza di armi. Più precisamente, sua nonna aveva un lignaggio samurai e gli insegnò da piccolo ad usare la naginata. Il kata del bo di Michio sarebbe stato realizzato per praticare e studiare i principi dell’aiki, per come Ueshiba li insegnava, e la pergamena da Lui scritta certificava per l’appunto che questo kata era “aiki”.

Il secondo sistema insegnato a Shingu, anche se con minore intensità, è il ken, chiamato Sho Chiku Bai no Ken. Questo nome significa letteralmente “la spada del pino, il bambù, e il ciliegio”: espressione shintoista molto conosciuta, che puo’ riferirsi anche alle immagini del cerchio, del quadrato e del triangolo, impiegate per rappresentare l’Aikido. Citando Meik Skoss, storico dell’Aikido e alunno di Michio:

“I Shochikubai no kenjutsu sono meri adattamenti delle tecniche di Sangakuen no tachi, e del Kuka no tachi della Yagyu Ryu.
Matsu no ken (‘sho’ è il nome generico di queste tecniche) è una variazione del Kaboku;
Take no ken (‘chiku’) è Zantei settetsu;
Ume no ken (‘bai’) è Ozume.
I Sho Chiku Bai no ken sono un gruppo di tecniche che semplificano i principi di irimi, tenkai/tenkan, e osae, rappresentati solitamente dal triangolo, il cerchio e il quadrato.”

Inoltre, secondo Ellis Amdur, questa pratica della Yagyu Shinkage Ryu puo’ essere fatta risalire a prima della guerra. Nel dojo Kobukan, Ueshiba entrò con Kenji Tomiki (entrambi alunni di Takeda), seguendo gli insegnamenti del di lui alunno Gejo Kesaburo. Gli adattamenti dei kata di questa koryu,furono quelli che più tardi O’Sensei trasmise a Michio, mentre lavorava contemporaneamente al suo aikiken a Iwama.

Morihiro Saito e Iwama: lo sviluppo dell'aikiken e dell'aikijo

Morihiro SaitoMentre Ueshiba insegnava a Michio la propria interpretazione della Yagyu Shinkae Ryu a Shingu, e certificava i progressi che il suo amico compieva nell’aiki attraverso i kata del bo, a Iwama si dedicava ad approfondire la propria interpretazione della Kashima Shinto Ryu, una scuola derivata dalla Katori Shinto Ryu, in cui era entrato formalmente come alunno prima della guerra. Ueshiba realizzò questa interpretazione, adattandola al proprio lavoro di ‘distillazione dell’aiki’, in un sistema che unisse armi e mano nuda.

Fu in questo momento che cominciò ad allenarsi con Saito: un giovane giapponese che viveva nello stesso villaggio. E lo avrebbe fatto per decenni, al punto che quando morì, proprio Saito divenne capo istruttore dell’Ibaraki Dojo a Iwama, sempre internamente all’Aikikai, in un’organizzazione cui non apparteneva Michio.

Saito apprese il lavoro con le armi che Ueshiba stava sviluppando a Iwama, divenendo l’unica persona autorizzata ad insegnarlo nell’Hombu Dojo, cosa che fece per un certo periodo marginalmente al resto di quel che si insegnava nell’Hombu, non arrivando mai ad adottare il medesimo livello di pratica che si raggiungeva di fatto a Iwama.

A partire dagli insegnamenti di O’Sensei, Saito sviluppò un sistema di suburi e di kata con fini esclusivamente didattici. Questa programmazione del lavoro avrebbe dato origine all’aikiken e all’aikijo: i suburi del ken (7) e dei jo (20), accompagnati dai 5 kumitachi, dai 10 kumijo, dai ki misubi no tachi, dai 31 kata del jo e dai 13 movimenti, dal sus bunkai (pratica a coppie), dal ken tai jo (il bastone impiegato contro il ken), e da tutte le tecniche di disarmo (tachi dori e jo dori), o di riduzione di un attacco che afferri il jo.

Saito Sensei strutturò tutta questa pratica con le armi nel dojo di Iwama, pensando al riai: termine che si riferisce a come i principi applicati alla pratica con le armi, siano identici a quelli impiegati nelle tecniche a mani nude; Saito raccomandava di praticare sempre con l’idea di starlo facendo a mani nude, e viceversa. Il risultato, già raggiunto quando O’Sensei era ancora in vita, fu quello di un sistema strutturato che avrebbe terminato di perfezionare anni dopo, e che oggi è riconosciuto (eccezion fatta per le ragioni politiche che operino un disconoscimento storico) come il riflesso della più fedele pratica marziale con il buki, o armi, del Fondatore.

Koichi Tohei e i kata del jo

Koichi ToheiPer ultimo, un altro gran maestro che terminò separandosi dall’Aikikai, e che a sua volta sviluppò una pratica a partire da quel che apprese da O’Sensei (come Saito Sensei che partì dagli insegnamenti del jo impartitigli da O’Sensei ad Iwama), fu Koichi Tohei, il quale arrivò a fondare il Ki Aikido: stessi movimenti, ma con diversa esecuzione rispetto ai kata e suburi del jo di Saito, organizzati non in numero di 13, bensì di 22. Riassumendo: dopo la Guerra Mondiale, la trasmissione delle armi di O’Sensei ai suoi discepoli si produsse al di fuori dell’Hombu Dojo di Tokyo.

Ma perché? Quali armi si praticavano e vengono praticate lì? Questo sarà il tema della prossima pagina.

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