Lezione di kyudo
Oggi 23.01.2010 alcuni componenti dell’associazione hanno partecipato ad una lezione di kyudō 弓道del M° Palombi.
Le antiche arti marziali giapponesi vennero classificate in diciotto diverse branche dette bugei ju-happan.
Esse consistevano in: tiro con l’arco (kyujutsu), artiglieria (hojutsu), pugnale (tantojutsu), alabarda (naginatajutsu), gancio (mojirijutsu), cavalleria (bajutsu), lancia (sojutsu), lancio del coltello (shurikenjutsu), stiletto (ganshinjutsu), contenimento (toritejutsu), catena e falcetto (kusarigamajutsu), bastone (bojutsu), infiltrazione (shinobijutsu), nuoto (suijutsu), spada (kenjutsu), estrazione della spada (iaijutsu), mazza (juttejutsu) e autodifesa a mano nuda (jujutsu).
Il codice bushidō si sviluppò dal kyuba no michi 弓馬の道.
“Via del cavallo e dell’arco”.
Michi è la lettura KUN del carattere dō , raccolta cinese di precetti sul valore dei guerrieri in combattimento.
[tratto da TAKEMUSU AIKIDO – Introduzione alla pratica di Carlo Cocorullo]
Da wikipedia:
Il kyudo 弓道 letteralmente la via dell’arco, è un’arte marziale Giapponese. Per secoli, l’arco e le frecce furono le armi principali del combattente giapponese, così come lo furono per molti altri popoli.
Conosciuta prima come kyujutsu e solo dal secolo scorso come kyudo
l’arte era pienamente sviluppata con un complesso sistema di pratiche e di tecniche, una varietà inizialmente ampia di stili
che in seguito si ridusse a pochi stili principali che differivano fra loro per l’uso (cerimoniale o bellico) e, quindi, per la tecnica più adatta a tale uso.
Nel Giappone feudale, i campi per il tiro con l’arco, all’aperto o al chiuso per l’esercitazione al bersaglio si trovavano nella casa centrale di tutti i più importanti clan militari.
L’arco e la spada lunga erano le armi dei nobili e loro vassalli e samurai; i soldati comuni usavano la lancia e la spada corta.
Il programma d’addestramento degli arcieri era basato sui ripetuti tentativi di colpire bersagli fissi e mobili stando in piedi e a cavallo.
L’addrestramento a a cavallo, naturalmente, era più aristocratico, sia per carattere sia per tradizione, dell’addrestramento a piedi:
richiedeva una gran coordinazione, per controllare un cavallo al galoppo, mentre simultaneamente
si scagliava una freccia dopo l’altra contro una serie di bersagli diversi che potevano essere fissi o in movimento.
.L’abilità dimostrata dai guerrieri nell’uso di un certo arco indusse gli storici cinesi a chiamare i giapponesi “il popolo del lungo arco”.
Si trattava dell’arco da guerra per eccellenza, il daikyu, usato dai guerrieri a cavallo o a piedi.
Aveva una lunghezza che andava dai due metri e venti ai due e quaranta
ma ve n’erano anche di lunghi due metri e settanta.
Oltre all’uso puramente pratico come strumento di combattimento
o come parte d’esibizioni rituali, l’uso di quest’oggetto
coinvolgeva sulla scala più vasta la personalità dell’individuo
dal punto di vista fisico, mentale e infine spirituale.
Grazie a tutti ….
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