Tatami

Tatami1 Il tatami è la tradizionale pavimentazione giapponese composta da pannelli rettangolari affiancati.

Originariamente, il tatami era una semplice stuoia portatile realizzata con paglia di riso intrecciata
e pressata e ricoperta di una speciale alga molto resistente adatta per due persone sedute oppure come giaciglio per una persona, nel tempo si è trasformata nella copertura completa del pavimento stesso.

Di conseguenza, costretto ad esigenze architettoniche, il tatami ha perso la sua diretta relazione con la scala umana e nel contempo è diventato una unità di misura per l’architettura giapponese.

Bambu Esistono tuttavia diversi standard per le dimensioni del tatami, basate sullo shaku, una unità di misura pari circa a 30.3 cm.
Lo shaku, originariamente, era la distanza media tra due nodi di crescita su una canna di bambù; anche le armi giapponesi, infatti, delle quali la più semplice era appunto una canna di bambù appuntita, vengono misurate con questa unità di misura.
La lunghezza di 6 shaku, prende il nome di 間, ken ed è la distanza tra due pilastri portanti di una costruzione abitativa ed è approssimativamente la dimensione, in lunghezza, di un inakama-tatami (2×1, ken) ovvero il tatami tradizionale che iniziò a diffondersi dal periodo Muromachi (1393-1573), ma che le circostanze economiche ne proibirono la diffusione completa fino al 18° secolo.

Disposizione tatami I margini di ogni tatami sono squadrati e i due lati più lunghi sono orlati con una fettuccia larga di lino nero o cotone; quelli delle case nobiliari hanno, intessuti nella fettuccia, dei motivi ornamentali in bianco e nero. In Giappone il tatami accompagna tutta la vita familiare: il sonno, i pasti, l’amore e anche la morte.

Nell’ideogramma 畳,tatami, dal verbo tatamu, ricoprire, sono presenti gli elementi: 田, che rappresenta un campo, una superficie, il simbolo oou, 冖 letteralmente “copertura” e l’elemento 宜,yoroshii, “preciso”. Per quanto riguarda la disposizione, in un appartamento non si pongono mai i tatami in modo di disegnare delle croci con gli stessi, cercando, in pratica, di non avere mai quattro lati che convergono in un incrocio.

Questa scelta è per motivi sia pratici che per motivi legati alla superstizione, infatti, tale incrocio oltre a portare sfortuna, forse perché il numero quattro è un numero che porta “male”, è anche molto soggetto a deformazioni per l’uso, in quanto gli angoli del tatami di paglia di riso sono maggiormente vulnerabili proprio in questo punto e posizionarne quattro incrociati creerebbe degli avvallamenti nella copertura del pavimento. Le disposizioni cambiano ingegnosamente a seconda della dimensione dell’ambiente.

tatami2 La parola tatami è in spesso, utilizzata nel linguaggio anche come riferimento di misura degli ambienti, così se si dice che una stanza è di dieci tatami, o di quattro, l’interlocutore ha ben chiara la dimensione.

Alcune fonti, riportano tuttavia una disposizione diversa. In un dōjō, i tatami, secondo queste fonti verrebbero infatti posizionati sul pavimento, chiamato embujo, in un ordine preciso, formato da quadrati, ogni quadrato dovrebbe constare di otto tatami allineati due a due in senso verticale e orizzontale per creare un simbolo molto conosciuto nella tradizione orientale e che sta a significare la rotazione intorno ad un polo.

In rapporto alla concezione degli opposti e complementari, nota ai più, e cioè alla coppia Yin e Yang che, insieme, formano l’unità (il Tao) si possono considerare passivi o negativi (Yin) i tatami orizzontali e attivi o positivi (Yang) quelli verticali. In pratica il simbolo della forza di tale dipolo è che viene dato un senso del movimento a strutture fisse che è il movimento in natura di trasformazione degli accadimenti (giorno/notte ; luce/oscurità; caldo/freddo).

tao E’ ovviamente estremamente importante sottolineare come il carattere cinese per Tao (Dao 道) sia lo stesso ideogramma di Via, 道 . E’ in questo simbolo la differenza nell’approccio all’arte: non solo una collezione di tecniche marziali (jitsu), ma un percorso, completo, di confronto, innanzitutto con se stessi, un percorso che “dura una vita” e che nella relazione interpersonale e nello scambio di energie , su ogni piano, su ogni livello, arricchisce interiormente.

Nelle discipline sportive come il jūdō, il tatami è usato come materasso su cui cadere, di vario colore, viene disposto anche per delimitare le aree di gara durante le competizioni agonistiche. I nuovi tatami hanno un bordo tipo “puzzle” per incastrarsi meglio con quello accanto, sono realizzati solo con polimeri e hanno le due superfici di colore diverso.

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