Tradizione vs Innovazione

Budo Questi scarabocchi sembrano essere stati presi dalla lezione di martedì. Questi scarabocchi risalgono agli anni 40.
Millenovecentotrentanove.

Cosa rappresentano? Forme, posizioni. Queste forme vengono trasmesse al giorno d’oggi, intatte, rappresentano il concetto di tradizione. Il termine tradizione, dal latino traditiònem, derivato da tràdere = consegnare, trasmettere, intendendo la trasmissione nel tempo, all’interno di un gruppo umano, della memoria di eventi sociali o storici, delle usanze, delle ritualità, della mitologia, delle credenze religiose, dei costumi, delle superstizioni e leggende; in particolare è detta tradizione orale la trasmissione non mediata dalla scrittura.

L’aikido non può distaccarsi dal concetto di tradizione. Ogni gesto, dal saluto, alla nomenclatura, all’uso più o meno estensivo ed intensivo di Jo e Bokken, è intriso di tradizione.
Si fa così, perché così ci è stato insegnato, portiamo avanti un movimento perché è il movimento che ci è stato mostrato. Quando facciamo il saluto, quando ci mettiamo in guardia, quando saliamo o scendiamo dal tatami, quando facciamo un ukemi, quando non riusciamo a fare ikkyo. E’ quello che riconosciamo quando vediamo praticare, è quello che ci distingue dagli sport di combattimento. Tutti questi gesti risalgono ad una tradizione antica. Una tradizione nata in un periodo in cui un gesto di disattenzione poteva costare la vita.

Perché tramandarli intatti?

Perché non ci adeguiamo ai tempi moderni? Che senso ha al giorno d’oggi capire come si indossa una spada katana?

Perché non introduciamo l’uso della pistola e delle granate? O delle spade laser?

La risposta è unica.

Charlie-Chaplin-Tempi-Moderni Perché così ho scelto. In maniera consapevole voglio essere testimone. Io ho visto. Voglio portare avanti una tradizione, così come mi è stata insegnata. E come è stata insegnata al mio Maestro. Oltre alle motivazioni personali, c’e’ anche una motivazione scientifica.

Un algoritmo genetico è un algoritmo che fa della diversità e della mutazione la sua forza. La specie si deve adattare all’ambiente e alle nuove condizioni ambientali se mutano.

Ma la mutazione, così come la selezione naturale, la deriva genetica e le migrazioni sono i componenti fondamentali della evoluzione della specie. Ma affinché possano esprimere la loro valenza, affinché possano pre-valere, deve esserci un punto di riferimento, e questo punto di riferimento è nell’aikido, la forma più “tradizionale” di Aikido. Tradizionale nel senso di “ricco di tradizione”, “intriso di tradizione”.

Lungi da me affermare che sia “l’unico vero aikido”. E’ solo l’aikido più arcaico, quello che non necessita di cambiamenti perché non deve adattarsi all’ambiente. Non deve.

Se l’aikido, come lo abbiamo appreso, e così come lo trasmettiamo, non avrà più necessità di esistere, si estinguerà, come l’aiki-krav, l’aiki-tucatuca e il real aikido ultra combat fight che spero non appaiano più, se non negli archivi internet o in qualche estemporaneo stage deserto.

L’aikido si manifesta in molte forme. Ognuna con la sua valenza, storica, economica e sociale. Queste forme, tutte di dovuto rispetto, hanno il proprio insieme di tradizioni, che può essere anche più grande e contenere l’insieme del takemusu, o essere un sottoinsieme ma in ogni caso non può essere disgiunto. Se riconosciamo qualcosa di simile all’aikido c’e’ una matrice comune.

Anche il Fondatore, ha apportato una mutazione, ha trasformato la matrice, la mater, l’utero, in un gene maschile, il gene portatore di mutazioni. Ha trasformato le sue conoscenze, la sua esperienza marziale e ha prodotto un arte nuova. Che rompe con il passato. Che ha al suo interno la vivacità di un organismo vivo e fertile. Che in parte si adatta ma che al suo interno ha una componente intatta. Perdere l’informazione genetica del ceppo originario vuol dire mutare. Trasformarsi in una nuova specie. Generare un’altra cosa.

Che non è più aikido. Forse un giorno non ci sarà più l’aikido perché non ci sarà più traccia del ceppo originario.

Almeno la decenza di cambiargli nome!

Oggi è S.Carlo, un omaggio a Charlie Chaplin era dovuto. Il film è Tempi Moderni, 1939.

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